Botteghe & Atelier
Qui puoi trovare, passeggiando per le vie dei borghi, botteghe di produzione ceramica, atelier artistici, botteghe orafe, falegnami e restauratori, corbellai…
L’artigianato alimentare
La zona di Vicopisano vanta una lunga tradizione gastronomica incentrata sulla produzione di olio extravergine di oliva, su insaccati e prodotti di macelleria e su una ricca produzione di pasticceria: tante aziende, piccole e medie, hanno al loro interno spacci per l’acquisto diretto delle loro produzioni, visitatele!
Nelle piazze e nei mercati ricca offerta di prodotti della terra, ortaggi e frutta, con tipicità come funghi, castagne, asparagi…
I mercati settimanali sono:
- Martedì: San Giovanni alla Vena
- Venerdì: Uliveto Terme
- Sabato: Vicopisano
L’artigianato in Italia rappresenta una storia fatta di tradizioni e mestieri tramandati da padre in figlio: le parole “arte” e “artigiano” derivano dal latino “ars”, che significa “metodo pratico o tecnica”.
In Italia l’artigianato è un’arte che si tramanda di generazione in generazione, offrendo così al servizio della storia tutta la sapienza acquisita su un mestiere. Un gesto che contiene tutto il valore dell’italianità, della tradizione del nostro paese.
L’ arte del saper fare italiano è ancora oggi un grande valore da difendere e Vicopisano coltiva e protegge le sue maestranze.
Vedi anche
- Olio e la frangitura
- La tradizione ceramica a San Giovanni alla Vena
- La cucina tradizionale pisana
Ceramica
Il territorio di Vicopisano vanta una lunga tradizione nella produzione della ceramica.
STORIA
Le prime tracce dell’attività dei ceramisti nel Comune di Vicopisano sono localizzate nella zona di San Giovanni alla Vena e si trovano in documenti inediti della metà del 1500 conservati presso l’archivio storico di Vicopisano. E’ comunque ipotizzable che tale attività risalisse a secoli addietro, favorita dalla presenza in loco di abbondante materia prima (la molletta) che si trovava nelle depressioni fluviali e lungo le sponde dell’Arno.
In una relazione del 1559 relativa ad una alluvione causata dall’Arno, in una stima dei danni subiti dai vari centri del Vicariato di Vicopisano si parla dei danni subiti dai ceramisti di San Giovanni “…ha portato via l’acqua una quantità grande di legname per fornace e guasto molti lavori di pentolai…”. Anche in un documento dell’anno 1562 si parla di un elenco di “maestri di vasellame e terra rossa, cioè brocche pignatte et tegami”, il che denota la presenza di un’attività abbastanza diffusa e caratterizzante. Traccia della presenza di attività legate alla ceramica si ritrovano anche negli elenchi degli iscritti all’Arte di Por San Piero a Firenze, che associava tutti gli artigiani che producevano generi alimentari o in qualche modo legati all’alimentazione (come appunto erano le stoviglie quotidiane): negli iscritti per l’anno 1578 parlando di San Giovanni si citano 8 stovigliai ed un fornaciaio, ma mentre i fornaciai erano presenti anche negli altri centri del Comune gli stovigliai si trovano solamente a San Giovanni, segno evidente di una certa specializzazione e localizzazione delle produzioni.
Con tutta probabilità la produzione sangiovannese era orientata verso la ceramica domestica di uso comune e quindi di non particolare pregio, principalmente si doveva trattare di ceramiche invetriate con ingobbio o ceramiche invetriate in genere. Quindi per il ‘500 possiamo ipotizzare una concentrazione dei ceramisti limitata al solo paese di San Giovanni, o che perlomeno caratterizzava la produzione di questo centro, mentre gli altri paesi non sembrano essere interessati da questo tipo di manifattura.
Per avere dati più precisi su fornaci e sulle produzioni dobbiamo fare riferimento a documenti assai più tardi, della metà dell’Ottocento quando i dati in nostro possesso cominciano a farsi esaurienti e completi e descrivono una realtà più varia ed articolata di quella di tre secoli prima, segno evidente che nel frattempo le attività legate alla ceramica si erano espanse nel territorio comunale, rimanendo però limitate alla zona circostante San Giovanni. In una dettagliata Relazione del 1854, parlando delle attività presenti nel Comune di Vicopisano (che allora comprendeva anche Buti e Montemagno) si citano alcune fabbriche di stoviglie, ed in particolare a Cucigliana una fabbrica di “Piatti neri all’uso di Genova” (terracotta verniciata in bruno di manganese conosciuta anche come “terraglia nera”) che arrivava a produrre sino a 23.000 dozzine di piatti che venivano smerciate nelle principali località del Granducato e dava lavoro a 14 persone.
Sempre a Cucigliana era presente una fabbrica di “vasellami di terra cotta cioè catini, brocche, etc.” che produceva attorno alle 10.000 dozzine di pezzi ed impiegava 6 lavoratori. A San Giovanni erano invece presenti 6 fornaci che impiegavano circa una trentina di persone e producevano soprattutto vasellame, in un quantitativo stimabile in oltre 100.000 pezzi (si parla di circa “quaranta cotte… da 600 pezzi l’una” all’anno per ciascuna delle quattro fornaci principali), inoltre era presenta anche una fornace da mattoni. Ancora ai primi del Novecento tra le uniche fabbriche di una certa rilevanza nel Comune vengono citate due fabbriche dei ceramisti di San Giovanni.
LAVORAZIONE ARTIGIANALE
La tradizione sangiovannese è mantenuta viva ancora adesso da alcuni laboratori artigianali che lavorano la terracotta (la “mota” come viene ancora adesso chiamata l’argilla grezza pronta per la lavorazione) utilizzando gli unici mezzi che consentono di lavorare con profitto questa materia duttile e scivolosa: la passione e la dedizione per una tradizione che coniuga arte e manualità, che necessita ancora adesso di sporcarsi le mani per ottenere oggetti che, una volta finiti, possono assumere i toni brillanti dei colori o l’affascinante color cotto, ma che in un modo o l’altro sono sempre il frutto di una sapienza che affonda le sue radici in un lontano passato.