Edilizia di XII secolo
Fin dal primo stabilirsi dei Vicari a Vicopisano, risultò necessario un luogo dove detenere i prigionieri che venivano sottoposti alla giurisdizione criminale del Vicario e della propria Corte. Il Palazzo Pretorio risultò idoneo anche a questo compito e quindi ospitò, oltre alla residenza del Vicario, anche le carceri vicariali. Già nel ‘500 le prigioni vengono suddivise in carceri pubbliche e carceri segrete, distinzione che permarrà anche nei secoli successivi.
E le migliaia di prigionieri che in 500 anni sono stati custoditi all’interno delle carceri non potevano non lasciare una traccia del loro passaggio, ed infatti ancora oggi sono conservate migliaia di scritte dei carcerati, testimonianza preziosa di sofferenze oramai dimenticate.
Dopo l’abolizione della Pretura e del Carcere, avvenuta nel 1923, la struttura fu suddivisa al suo interno e modificata per accogliere residenze private sino alla metà degli anni Ottanta, quando rimase completamente abbandonato.
Le Carceri Pubbliche
Queste carceri, poste al piano terra del Palazzo, sono separate in due zone: le carceri pubbliche femminili e quelle maschili.
In realtà a tutt’oggi non sappiamo con precisione se anche nel Quattrocento le prigioni occupassero gli stessi spazi che occupano attualmente. Con tutta probabilità il processo di formazione del complesso delle carceri è stato un processo abbastanza lungo, che ha abbracciato con buona approssimazione un arco di tre secoli, dal XV al XVIII. Sicuramente le carceri non devono avere mai avuto un aspetto molto diverso da quelle attuali, in quanto i fiorentini furono costretti ad utilizzare uno spazio abbastanza ristretto e già “connotato”, con muri portanti molto spessi, nei quali era difficile ricavare porte o distruggere pareti senza pregiudicare la stabilità intera del palazzo. Attualmente le celle sono tre, e si affacciano su un corridoio che permette di accedere anche alle latrine. Una volta all’interno delle Prigioni si nota la notevole altezza dei soffitti delle stesse, poco consoni ad una prigione medievale.
In effetti la prigione è stata sì utilizzata a partire dal ‘400, ma non bisogna dimenticare che ci troviamo all’interno di un edificio costruito nel XII sec. con tutt’altro scopo, per cui la suddivisione degli spazi interni era quella di una domus civile e non aveva nessuna funzione pubblica, come invece sarà quella che il Palazzo assumerà a partire dal XV sec.
Non è difficile immaginare che le condizioni di vita nelle carceri tra il XV e XVII secolo non fossero per niente facili e alcuni documenti seicenteschi conservati nel locale Archivio Storico si ha una descrizione delle celle della quale si capisce molto bene, dalla pianta allegata agli stessi lo stato miserando che i prigionieri erano costretti a sopportare: non c’era luce nè ricambio d’aria, non c’erano servizi igienici, ma si utilizzava una buca comune posta nella prima cella, ed inoltre non c’era possibilità di scaldarsi, per cui si era costretti ad accendere il fuoco al centro della stanza, ma non essendoci una canna fumaria la stanza rapidamente si riempiva di fumo (ancora adesso si nota una forte presenza di fuliggine sotto le prime imbiancature settecentesche).
L’aspetto attuale delle carceri è dovuto ai lavori di ammodernamento che si susseguirono a partire dal XVIII sec. e che dettero alle carceri un’aspetto più umano.
Le carceri segrete
Queste carceri si trovano dislocate al secondo e terzo piano del Palazzo, ed il loro accesso si trova immediatamente al di sopra del Salone del Tormento.
Le carceri segrete erano a loro volta divise in due zone: le segrete vere e proprie, corrispondenti alle quattro celle del secondo piano, e le Segrete a Tetto, di cui due di dimensioni più grandi e due più piccole ed anguste.
Anche per le segrete non sappiamo quando si siano iniziate ad utilizzare (il primo documento che le cita è del 1575) né se siano state utilizzate sempre con scopi di detenzione. Le porte di accesso sono ancora in legno, con spioncini e chiavistelli ancora conservati.
Delle carceri segrete ci sono pervenuti i nomi di alcune delle celle: lo Spogliatoio, ovverosia il disimpegno su cui si affacciano le segrete, la Segreta del Paradiso e poi le Segrete della Barca, dei Mattaccini e dello Stellino. Una volta superato il portone di accesso si notano gli accessi alle celle di cui parlavamo, assai bassi ed angusti, con le porte ottimamente conservate. E’ in queste prigioni che sono rimaste le tracce più consistenti della fase medievale del Palazzo: sono infatti ancora visibili i bellissimi finestroni ogivali che subirono, con la trasformazione in prigione, una riduzione di dimensioni e aggiunta di grata.
Ciò che colpisce in queste celle è la presenza di moltissime scritte, per la maggior parte del ‘900, che sono la testimonianza viva della presenza dei prigionieri e dei loro sogni di riscossa e di vendetta: sono tracce lasciate dagli anarchici e comunisti arrestati nel periodo che va dai primi anni del secolo al ventennio fascista e che venivano spesso detenuti con misure preventive, per evitare che svolgessero attività sovversive in occasione di manifestazioni o visite importanti. Per questo motivo godevano di una relativa libertà di movimento che gli consentiva di istoriare tutte le pareti delle celle con i loro proclami di lotta, cosa che agli altri piani è sì presente ma non in modo così massiccio ed evidente.